lunedì, settembre 18, 2006

Per ricordare suor Leonella.

ITALIA 17/9/2006 21.02 ITALIA
SUORA UCCISA: “NON NE FACCIAMO UNA QUESTIONE DI ISLAM” DICONO CONSORELLE
Chiesa e Missione Chiesa e Missione, Standard

“Per carità non ne facciamo una questione di Islam, non è così. Non vorremmo che si associasse quello che è accaduto a cose indebite, è il gesto di estremisti isolati. La gente somala vuole bene alle sorelle. Proprio il sacrificio di Leonella dimostra che si può convivere. Ha insegnato a ragazzi e ragazze di Mogadiscio di fede musulmana per due anni, nel rispetto reciproco delle proprie convinzioni religiose. La vita di suor Leonella continuerà proprio in quei giovani”: a parlare è suor Gabriella Bono, madre superiora delle Missionarie della Consolata, raggiunta dalla MISNA nella casa generalizia di Nepi (Viterbo) in Italia. “Poco prima che le altre consorelle partissero per Nairobi ci hanno detto - aggiungr la superiora delle missionarie della Consolata - che la casa di Mogadiscio era piena di gente, di somali in lacrime che erano andati a testimoniare la loro vicinanza e il loro dolore per l'accaduto”. Fonti della MISNA a Nairobi confermano intanto l’arrivo della salma di suor Leonella nella capitale keniana. Dall’aeroporto il corpo della religiosa è stato subito trasferito alla Funeral House.. A Nairobi sono appena arrivate anche le altre suore che da anni gestiscono l’ospedale Sos di Mogadiscio (suor Marzia, suor Annalisa e suor Gianna Irene) e che non avevano mai lasciato la capitale somala neanche nei momenti più difficili. Non è ancora chiaro quando le missionarie rientreranno in Somalia. La presenza delle missionarie della Consolata a Mogadiscio è stata continua a costante, anche quando la comunità internazionale decise di abbandonare l’ex-colonia italiana, lasciandola sprofondare nell’anarchia e nel caos. “Una presenza delicata, sicuramente, ma ripagata dall’amore incondizionato della gente” dice alla MISNA una missionaria della Consolata che ha chiesto di restare anonima. “Quando nel 1998 suor Marzia, una delle missionarie che ora si trova a Nairobi, venne rapita – ricorda la religiosa - furono le donne di Mogadiscio (circondando la casa in cui era trattenuta da giorni) a costringere i rapitori a rilasciarla con un 'sit-in' pacifico fatto di canti e grida”. “Suor Leonella è stata un dono prezioso di vita; continuerà a vivere - sottolinea la superiora della Consolata - come continueranno a vivere i frutti del suo lavoro, quei giovani e quelle giovani che ha formato a Mogadiscio e che proprio in questi giorni avevano concluso il primo corso da infermieri. Il sorriso di suor Leonella, il suo credere alla vita nonostante tutto, la sua passione per la vita, continueranno nei gesti dei giovani che ha formato e che anche grazie ai suoi insegnamenti potranno salvare altre vite” aggiunge ancora la superiora. Suor Leonella non apparteneva alla piccola comunità della Consolata di Mogadiscio, ma a quella di Nairobi. Da qualche anno però coordinava un corso per infermieri organizzato all’interno dell’ospedale ‘Sos’ della città somala e faceva la spola tra Nairobi e Mogadiscio, dove restava per circa sei mesi l’anno. La religiosa era tornata in Somalia solo da qualche giorno. “Lei se lo sentiva. Era cosciente del pericolo eppure ha sempre scelto di mettere completamente in gioco la sua vita per gli altri. È questo il suo messaggio per noi e per la gente somala che ha sempre amato” conclude suor Gabriella Boni. (a cura di Massimo Zaurrini, misna.it)
[MZ]

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