sabato, gennaio 26, 2013

A day in Tahrir.

Ciao ragazzi. Come sapete, ieri pomeriggio a Tahrir c'ero anch'io.
Non posso nascondere che è stato emozionante essere insieme a centinaia di migliaia di persone che reclamano libertà, dignità e giustizia sociale. Certo, come ha ammesso un attivista, ora bisogna mettere in pratica queste parole, perché gli slogan non mantengono mai le loro promesse.
Ma l'attuale governo, guidato dai Fratelli Musulmani e dal presidente Mohamed Morsi, non sembra in grado ci portare il cambiamento sperato.
Certo il discorso è molto complesso, il Fratelli Musulmani stanno incontrando una resistenza incredibile a livello di apparati dello stato. I funzionari ministeriali si rifiutano di applicare le direttive che provengono dall'alto, i giudici prendono di mira ogni provvedimento del Presidente e del Parlamento (...qualcuno griderebbe ai giudici comunisti), l'esercito non cede un millimetro sulle proprie prerogative. Non c'è da stupirsi, lo Stato egiziano è ben più antico dei Fratelli Musulmani, e negli ultimi ottant'anni si è nutrito di un viscerale anti-islamismo, particolarmente a partire dal colpo di stato degli Ufficiali Liberi del 1952.
Ad ogni modo, i Fratelli Musulmani, piuttosto che tentare la via del compromesso e del cambiamento graduale, sono andati al muro contro muro, dando l'impressione, più che altro, di voler regolare i loro conti con lo Stato. Il risultato è stato la paralisi, mentre il Paese sprofonda in un crisi economica gravissima.
E' per questo che la gente è arrabbiata e chiede la rimozione del Presidente. Personalmente, non credo che gioverebbe, porterebbe ulteriore instabilità e rovescerebbe semplicemente la situazione: dal giorno dopo, avremmo i Fratelli Musulmani in piazza a protestare contro un eventuale presidente liberale, come minimo per vendicarsi della sorte toccata al loro primo presidente. Sono ancora tra quelli che pensano che un presidente democraticamente eletto debba governare fino alla fine del suo mandato, e poi semmai essere cacciato con il voto. Certo, quando commette gesti come la dichiarazione costituzionale dello scorso 22 novembre, in cui praticamente diceva: "buongiorno cittadini, da oggi siete miei sudditi", non legittima molto le sue credenziali democratiche. E' per questo che la pressione della piazza è importante, anche se purtroppo, quasi sempre, finisce per degenerare in violenza.
Ma le mie sono solo opinioni, sta agli Egiziani, adesso, costruirsi il loro futuro.

Per chi volesse leggere un commento degli avvenimenti di ieri, qui potete trovare il mio reportage per Famiglia Cristiana on-line.

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