mercoledì, novembre 09, 2011

La gioia arriva con la pioggia, nel Corno d'Africa

Questa notizia non avrà certo guadagnato le prime pagine dei giornali, e appare pure paradossale in un momento in cui le piogge, in Italia, hanno causato morte e distruzione. Eppure la pioggia non è fatta per distruggere, ma per irrigare e permettere all'uomo di sfamarsi. Per chi ha seguito la drammatica situazione del Corno d'Africa negli ultimi mesi - e in particolare dell'area del lago Turkana, una "crisi nascosta" all'interno della crisi - le piogge sono veramente una benedizione dal cielo. Di seguito la notizia rilanciata dall'agenzia MISNA.  

“Per l’arrivo della pioggia hanno pregato mesi” dice alla MISNA padre Raffaele Cefalo, un missionario comboniano che vive nella regione del Lago Turkana. Dopo una siccità devastante, conferma monsignor Virgilio Pante, vescovo di Maralal, 10 giorni di acquazzoni promettono un buon raccolto di miglio e granturco.
Le precipitazioni, straordinarie nonostante la stagione umida sia cominciata a ottobre, hanno investito tutto il Kenya settentrionale. Dal Lago Turkana, stretto tra l’altipiano etiopico e la savana sudanese, al campo profughi di Dadaab al confine con la Somalia. La semina darà i suoi frutti in due o tre mesi, a fine dicembre o a gennaio. “Se la pioggia continuerà abbondante – sostiene padre Cefalo – si potrebbero ottenere anche tre o quattro raccolti l’anno”.
Le piogge cominciate la settimana scorsa hanno provocato l’esondazione di molti dei torrenti stagionali che attraversano le distese del Turkana e più a sud l’area di Maralal. A preoccupare gli allevatori e i pastori di queste terre sono anche le malattie che, con il cambiamento di clima, colpiscono le mucche e le capre. “Molte strade sono impraticabili – racconta alla MISNA monsignor Pante – ma la gente è felice perché l’erba cresce”.
Nella sua fase più acuta, tra luglio e ottobre, la carestia aveva colpito 12 milioni di persone in un’area estesa dal Kenya settentrionale alla Somalia all’Etiopia. “Nei mesi scorsi – ricorda padre Cefalo – le scuole avevano chiuso: non c’era da mangiare neppure per i bambini”. La siccità aveva anche determinato scontri tra le comunità di pastori, turkana, marakwet, samburu o pokot, sempre più in competizione per l’acqua e i pochi pascoli disponibili. “In attesa del raccolto – avverte il missionario comboniano – continueranno a servire gli aiuti distribuiti dalle organizzazioni internazionali”

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