mercoledì, marzo 02, 2011

L'assassinio del ministro per le minoranze religiose in Pakistan

In questi giorni, giustamente, i riflettori della stampa internazionale sono concentrati sulle rivolte in Medio Oriente ed in particolare in Libia. L'assassinio del Ministro per le Minoranze Religiose pakistano, Shahbaz Bhatti, rischia perciò di passare inosservato. E' in realtà un fatto molto grave, che si inserisce nell'aspro e violento dibattito intorno alla legge sulla blasfemia in vigore in Pakistan, che di fatto è fortemente discriminatoria verso le minoranze religiose (cristiani, induisti, sette islamiche non ortodosse). L'ultimo caso eclatante di condanna a morte in base a questa legge (benché nessuna esecuzione sia mai stata portata a termine) è quello di Asia Bibi, per la quale si può firmare un appello urgente qui.
L'impressione è che la legge venga mantenuta per ragioni di populismo, perché è un modo per accontentare l'elettorato musulmano più radicale e intollerante distogliendo l'attenzione da problemi più sostanziali. Shahbaz Bhatti era cattolico, e di recente aveva partecipato ad iniziative di dialogo promosse dalla Comunità di Sant'Egidio, tra cui la preghiera a Roma in ricordo delle vittime degli attentati dell'11 settembre e l'incontro internazionale di Preghiera per la Pace a Barcellona, lo scorso ottobre.
Di seguito trovate un breve articolo tratto dall'Agenzia ANSA riguardante la legge sulla blasfemia.


Legge blasfemia, in Pakistan la piu' dura nel mondo

Shahbaz Bhatti con alcuni familiari di Asia Bibi
Shahbaz Bhatti con i familiari di Asia Bibi
La Legge anti-blasfemia in vigore in Pakistan, che e' al centro di forti polemiche fra fazioni contrapposte, e' stata promulgata nel 1986 dall'allora presidente, il generale Zia-ul-Haq e emendata dal Parlamento pachistano nel 2004. Studiosi della regione riconoscono che nella sua formulazione questa Legge e' la piu' dura esistente nei paesi a maggioranza musulmana, prevedendo fino all'ergastolo in caso di dissacrazione del Corano e alla pena di morte per la diffamazione del Profeta Maometto.
La Legge fa ampiamente riferimento ad articoli del Codice penale pachistano che appunto puniscono l'oltraggio dei sentimenti religiosi islamici, le offese a Corano e Maometto, nonche' proibiscono alla setta islamica degli Ahmadi (che tengono in considerazione la morte e la resurrezione di Cristo) di definirsi musulmani. In base a statistiche ufficiali, almeno 500 persone (un decimo appartenenti alla setta degli Ahmadi) sono state condannate nell'ambito di questa Legge, anche se nessuna pena capitale e' stata mai eseguita.
Fra i casi che hanno suscitato piu' scalpore, quello di Asia Bibi, la madre cattolica di cinque figli in carcere dal marzo 2009 con una condanna a morte frutto della denuncia di una sua compagna di lavoro.
Nel novembre 2008 il governo pachistano ha creato il ministero federale per le Minoranze, affidandolo a Shahbaz Bhatti, il ministro assassinato oggi. Quest'ultimo aveva promesso che il presidente Asif Ali Zardari avrebbe rivisto la Legge sulla Blasfemia. Va detto infine che il Pakistan e' stato fra i piu' attivi sostenitori della campagna lanciata dalla Organizzazione della Conferenza islamica (Oci) per creare leggi uniformi contro la blasfemia in tutto il mondo musulmano.

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