venerdì, gennaio 21, 2011

La periferia

Appena si esce dal centro, Khartoum è una città che non dà punti di riferimento. Pianura totale, sabbia ovunque e basse abitazioni fatte di mattoni di fango essiccato. Inutile provare con i minareti delle moschee o con i fruttivendoli, entrambi sono troppi. Bisogna soffermarsi sui dettagli, come piccolo un cartellone pubblicitario o un chiosco con un'insegna particolare.
Oggi sono stato a pranzo da una famiglia sudanese in un'area popolare. Una nonna istrionica con ambizioni politiche, una mamma pragmatica e ottima cuoca, tante figlie che mostrano la dignità e la timidezza tipiche dei bambini e degli adolescenti africani, specialmente di fronte agli stranieri.
Il piatto, come potete vedere, era particolarmente ricco: tzatziki (ebbene sì, l'Impero ottomano arrivava fino a qui, polpettine di sesamo, involtini di carne e formaggio, polpette alla menta, carne grigliata insalata e crema di melanzane. Un tipico fatur sudanese del venerdì, giorno che qui è consacrato alle relazioni familiari e sociali, fulcro della vita di ogni sudanese.
 Abbiamo poi fatto un giro in macchina in alcuni quartieri periferici di Omdurman che è, per così dire l'agglomerato urbano storico di Khartoum, legato alla storia della Mahdiyyah, lo Stato islamico creato alla fine dell'800 nell'odierno Sudan da Mohammad Ahmad ibn Abdallah al-Mahdi, che lanciò un Jihad con cui cacciò gli occupanti turchi stabilendo il primo governo autoctono in Sudan. Per questo la Mahdiyyah è vista nel Nord come il mito fondatore dello Stato indipendente, e siccome era un movimento messianico-politico islamico (che diede vita ad una teocrazia) si comprende come sia una memoria che esclude i non-musulmani.
Per darvi un'idea delle zone che abbiamo attraversato, ho caricato due video. Purtroppo la qualità non è altissima, stavamo anddando in macchina sullo sterrato e non potevo aprire il finestrino.
Quello che vedete è un campo profughi diventato più o meno un quartiere e ormai fusosi con la periferia cittadina. Di fatto è difficile dire dove finisca la periferia e inizi il campo, ma ci sono alcune differenze sostanziali. Innanzitutto potete vedere un buon numero di baracche di cartone e plastica, che non si trovano in città. L'altra cosa che manca quasi completamente sono i servizi più essenziali: acqua, gas, luce. Vi sono anche pochissimi negozi. Nel secondo video si vede invece la transizione alla periferia: si notano più trasporti, merce in mostra, meno baracche.

Per quello che ho potuto osservare, l'urbanizzazione in queste grandi metropoli del Sud del mondo procede per cerchi concentrici: il centro città diventa sempre più inabbordabile per la stragrande maggioranza della popolazione, resta il cuore politico e macroeconomico della città e diviene appannaggio degli stranieri e dei ricchi locali (che spesso sono quelli che riescono a fare affari con gli stranieri). Più forte è la presenza internazionale, più i prezzi degli immobili salgono - la città più costosa al mondo è Luanda, in Angola - e quindi la gente si sposta verso i margini. Via via che l'inurbamento cresce, il prezzo delle case più vicine al centro si alza, fuori dal centro si sviluppano aree residenziali per la classe media locale, e la periferia popolata dal proletariato e sottoproletariato urbano si estende a macchia d'olio. Dopo alcuni anni però avviene uno sviluppo paradossale: il centro diventa invivibile, assediato dal traffico e dall'inquinamento, e talvolta dalla criminalità. Per questo iniziano a sorgere fuori dalla città (anche a 30-40 kilometri) aree residenziali di lusso, "sicure" perché cintate e spesso anonime e artificiali (prati verdi irrigati e in alcuni casi, come qui a Khartoum, un campo da golf!), dove si vive una vita parallela. Nel centro rimangono un po' di stranieri e soprattutto tanti uffici. Anche in Africa come nelle nostre grandi città, il "centro" ha perso qualsiasi funzione di aggregazione sociale o comunitaria. Per trovare la vita bisogna andare in periferia.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Giorgio grazie! è un reportage bellissimo...sembra di esserci! ou però torna....a me raccomand! :)
Un abbraccione...Tony

Attilio ha detto...

Grazie Gio, bellissimi e utilissimi reportage.
Attendiamo i prossimi :)