giovedì, novembre 08, 2007

Ci vuole lucidità.

In Italia c'è un problema di legalità, è vero. Basta leggere libri come "Gomorra" per accorgersi delle dimensioni tragiche di questo problema. E' proprio per questo che preoccupa il clima che si sta generando in questi giorni intorno al "caso rumeni". E' un tipico esempio di come, non riuscendo a risolvere il problema reale - cioé quello della legalità - si catalizzi la paura della gente contro un capro espiatorio.
Ci vuole lucidità. In fondo il discorso è semplice: il nostro Stato deve fare funzionare le proprie forze di polizia e il proprio apparato giudiziario, per catturare i delinquenti. Non mi sembra che sia molto difficile da capire. Non ce la fa? Via a qualche misura demagogica come le espulsioni di massa. Ma il problema, quello reale, resta, e diventa sempre più grosso.


UNO SFORZO COMUNE IN NOME DI GIOVANNA

Non si può usare la questione immigrazione come qualcosa su cui governo e opposizione si sparano addosso. E’ una grande questione nazionale.

L'aggressione a Giovanna Reggiani ci getta nell'angoscia. Si può morire cosi a 47 anni? La domanda merita una risposta seria. Il nobile atteggiamento del marito ci impegna ancora di più. Vorremmo risposte rapide, efficaci e semplici. Il resto ci getta nell'insicurezza. Non vogliamo esporre la nostra gente a subire brutalità come Giovanna. Il crimine va represso e la legalità rispettata. Questo va praticato. Ma ci troviamo -non lo si può nascondere - di fronte a una situazione complessa. II nostro paese necessita di immigrati. Per una fase si sono temuti gli africani. Poi ci fu l’ "invasione" albanese, a cui si fece fronte. Ci si rivolgeva all'Est con più tranquillità: l'europeo rassicura. In realtà l'immigrazione e l'integrazione sono storie difficili, talvolta dolorose. Ora che fare? La peggiore risposta sarebbe contrapporre italiani e romeni. Alcuni lo fanno in Italia. Sulla stampa romena si risponde allo stesso modo, ricordando che gli italiani non sono sempre santi. Il sentimento doloroso per Giovanna Reggiani ci deve portare a una grande lucidità.
A Roma i circa 70.000 immigrati romeni commettono il 75% dei reati dei circa 250.000 immigrati. Ma l'immigrazione romena è stratificata. Ogni giorno viene a casa mia una bravissima donna romena che lavora qui da anni. Sua figlia studia ed è una ragazza meravigliosa. Tanti hanno questa esperienza. Sappiamo tutti, poi, la storia tormentata della Romania, il suo terribile comunismo, lo sradicamento delle popolazioni dell'epoca Ceaucescu. E' stata una romena (e pure rom) a denunciare il crimine su Giovanna. Non tutto è bianco o nero.
Effettivamente, però, in questi ultimi tempi, c'e un mondo di giovani romeni, sistemati in modo fortunoso, senza radici, dove l'alcol ha effetti devastanti. Spesso vengono dal mondo contadino e hanno compiuto un salto rocambolesco negli angoli periferici di Roma. E' una realtà a rischio, come altre, non solo romene. Qui bisogna agire. Quelli che veramente agiscono sono quanti lavorano per l'integrazione, offrendo sicurezza alla nostra società e vita dignitosa agli immigrati. Il capo della Chiesa ortodossa romena mi diceva le difficoltà nel seguire i loro fedeli in Italia. Va dato merito a quegli imprenditori italiani in Romania che danno lavoro e pagano stipendi degni ai romeni. Inoltre il 17% del commercio estero romeno è verso l'Italia. Tutto è complesso, talvolta doloroso. Non si può usare la questione immigrazione come qualcosa che governo e opposizione si sparano addosso. E' una grande questione nazionale. Com'erano, mezzo secolo fa, quelle dei confini. Richiede un'attitudine bipartisan. Dalle emozioni deve nascere un'appassionata lucidità per affrontare il problema, che ha molti aspetti diversi. Lo vorrebbe - credo - la stessa Giovanna, donna mite, cristiana valdese, impegnata con i ragazzi della sua Chiesa.

Andrea Riccardi

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