lunedì, settembre 25, 2006

Qualcosa in più sulla Somalia

SOMALIA 25/9/2006 8.29 SOMALIA
KISMAAYO, TERZA CITTA' DEL PAESE, SOTTO CONTROLLO DELLE CORTI ISLAMICHE
Economia e Politica Economia e Politica, Standard

Kismaayo, terza città del paese e strategico porto del sud a 500 chilometri da Mogadiscio, sarebbe pacificamente passata dalla notte scorsa sotto il controllo delle Corti islamiche, le forze che da tre mesi già amministrano non soltanto Mogadiscio ma anche altre aree del paese. A fonti di stampa internazionale residenti della città hanno fatto sapere che truppe delle “Corti” sono entrate in città a bordo di numerose “tecniche" (fuoristrada armati) senza colpo ferire e senza incontrare alcuna resistenza; il colonnello Abdikadir Adan Shire (alias Barre Hiraale), ministro della Difesa del ‘governo di transizione’ e capo dell’Alleanza della valle del Giuba responsabile per il controllo dell’area di Kismaayo, avrebbe abbandonato in fretta la città già nella tarda serata di ieri dopo presunti disaccordi sorti in seno all’Alleanza sul modo di reagire all’avanzata delle Corti islamiche. Sembra che Hirale stesse ricevendo inviti ad abbandonare la zona da oltre un mese. In una corrispondenza di due giorni fa da Mogadiscio, il “New York Times” riferiva che le Corti sembrano aver realizzato nelle zone sotto il loro controllo “l’impensabile” : “Invece di agire come Talebani imponendo in maniera spietata una dura ortodossia religiosa, come molti temevano, le Corti sembrano intenzionate a ottenere consenso popolare ammorbidendo le loro posizioni – almeno ufficialmente – assicurando servizi sociali e proponendo elezioni democratiche”. Jeffrey Gettleman, scrivendo da Mogadiscio, sottolinea: “Nonostante voci di segno contrario, ai ragazzi è permesso giocare al calcio e le ragazze possono andare a scuola. Le peggiori paure di un Islam draconiano sulla costa dell’Africa orientale non si sono materializzate, per lo meno non ancora”. Anche l’ipotesi di legami tra le Corti e al-Qaeda, più volte ribadita da Washington in questi ultimi mesi, viene ricordata dall’inviato del quotidiano di New York con malcelato scetticismo. “Nessuno sa verso che cosa stiamo andando ma non si può ignorare che sono riusciti a unire i clan e a pacificare la zona” ha detto Ahmed Muhammad Ali, presidente di un’organizzazione per i diritti umani di Mogadiscio, parlando con il giornalista.[MB] tratto da misna.it

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