Secondo un copione che abbiamo già visto in alte occasioni, anche in Somalia la guerra per cacciare le "forze del male" - in questo caso l'Unione delle Corti Islamiche, che aveva conquistato nella seconda metà del 2006 più di metà del territorio somalo - è durata poco più di due settimane.

In particolare, il clan che è più penalizzato nel GFT è quello degli Hawiye, clan che esprime buona parte dei businessman di Mogadiscio, e che ha contatti molto stretti con le forze islamiche radicali somale.
La guerra che si sta svolgendo in questi giorni a Mogadiscio - e che ha provocato almeno 150 morti in tre giorni, costringendo già 56.000 persone alla fuga - è quindi un confronto tra le truppe governative del TFG - appoggiate dall'esercito etiopico, che dopo l'invasione di dicembre ha mantenuto una presenza cospicua sul territorio somalo - e un'alleanza di miliziani votati alla guerriglia appartenenti al clan Hawiye e alle ex-Corti islamiche.
In altre parole, le forze islamiste - che da sole non avrebbero avuto la forza di opporsi al TFG e agli etiopici - hanno legato la propria causa a quella degli Hawiye, proprio come è successo nelle fasi iniziali della sollevazione in Iraq, quando i militanti di al Qaeda hanno fatto propria la causa dei sunniti.
Attualmente in Iraq l'alleanza sunniti-jihadisti si è in parte dissolta, perché i sunniti hanno compreso che, al di là di una maggiore potenza militare nell'immediato, non avrebbero potuto trarre alcun vantaggio nel medio-lungo termine dall'alleanza con il terrorismo internazionale.
A ciò si è giunti tuttavia dopo tre anni di massacri iniscriminati: sarà così anche per la Somalia?
Nessun commento:
Posta un commento