mercoledì, gennaio 24, 2007

E' morto Kapuscinski.

ROMA - Lo scrittore e giornalista polacco Ryszard Kapuscinski è morto oggi a Varsavia per le complicazioni seguite a un intervento operatorio che aveva subito sabato. Kapuscinski era diventato famoso in tutto il mondo per i suoi reportage di guerra da paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'Europa, e per i suoi libri sulla caduta di Haile Selassie e Mohammad Reza Phlevi. Aveva 75 anni. Kapuscinski era nato a Pinsk, in Polonia orientale - oggi Bielorussia - il 4 marzo 1932. Subito dopo la laurea all'università di Varsavia aveva iniziato a lavorare come corrispondente estero dell'agenzia di stampa polacca Pap, per cui ha lavorato fino al 1981. Nel 2003 è stato candidato al Nobel per la letteratura. Le sue testimonianze di quarantasette anni di viaggi in oltre cento paesi del mondo, dall'Asia all'Africa, dall'America Latina all'ex impero sovietico, sono raccolte in una ventina di libri tradotti in oltre trenta lingue. Cittadino del mondo e portavoce delle minoranze, Kapuscinski ha ottenuto molti premi e riconoscimenti a livello internazionale, tra cui il premio dell'Associazione internazionale giornalistica nel 1976, a Helsinki; il premio Viareggio-Repaci nel 2000; il premio Grinzane Cavour a Torino nel 2003 e, nello stesso anno, il prestigioso premio Principe de Asturias.
I suoi libri più celebri sono ormai dei piccoli classici per chi vuole capire la contemporaneità. "Il Negus. Splendori e miserie di un autocrate" (1983), definito da Newsweek tra i migliori dieci libri del 1983; "Imperium" (1994), un reportage sull'impero sovietico e il suo dissolvimento; "Lapidarium. In viaggio tra i frammenti della storia" (1997) intarsio di meditazioni ispirate dai viaggi, dalle letture, dalle riflessioni, dall'esperienza, da pezzi di diario di eventi storici; "Ebano" (1998), un reportage nel quale vengono raccontati quarant'anni di esperienza come inviato nei paesi africani; "Shah-in-shah" (2001), resoconto della sua permanenza in Iran negli ultimi anni della monarchia di Reza Palevi; "La prima guerra del football e altre guerre di poveri" (2002), le impressioni di un osservatore attento della società e della politica di paesi lontani, come il Ghana, il Congo, il Sudafrica, l'Algeria, l'Honduras e il Salvador. In "Autoritratto di un reporter" (2006) Kapuscinsky parla di sé e dell'etica del suo lavoro. "In viaggio con Erodoto" (2005) ripercorre le vicende personali, dall'infanzia povera ai viaggi in Cina e India avendo sempre come punto di riferimento Erodoto, il primo reporter della storia. (23 gennaio 2007, da Repubblica.it)

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