lunedì, gennaio 22, 2007

Dossier Guinea.

Molti mi hanno chiesto notizie sulla situazione in Guinea, che è sempre più preoccupante.
Ho raccolto alcuni materiali, i pochi che sono riuscito a trovare in italiano, che spero aiutino a capire la situazione. Aggiungerò giornalmente aggiornamenti sulla situazione, sperando che si risolva presto nel migliore dei modi.





Guinea: il regime in bilico del Presidente Conté
In Guinea Conacry, da 22 anni, il potere è nelle mani del Presidente Lansana Conté che – forte del sostegno politico-economico statunitense – ultimamente sta cercando di fronteggiare il malcontento interno che investe la popolazione civile. Dopo il rimpasto dell’aprile di quest’anno, con cui era stato escluso dai vertici del potere il discusso Primo ministro Cellou Dallein Diallo, un nuovo intervento a livello governativo si è registrato a maggio, quando Conté, anziché nominare un primo ministro, ha deciso per una suddivisione tra sei ministri di Stato, con funzioni da superministro. Una scelta politica che non ha in alcun modo consentito di superare i gravi problemi che investono l’economia del Paese, tra cui il malessere della società civile, scesa in piazza per protestare contro i salari troppo bassi.
Sergio Porcu
Equilibri.net (11 ottobre 2006)



Il colpo di coda di Lansana Conté
Sulla scena politica da oltre un ventennio, Conté ha preso il potere nel 1984, grazie ad un colpo di stato, a seguito della morte del Presidente Sekou Touré. Affetto, da qualche tempo, da una grave forma di diabete, che indebolisce il suo organismo, fino quasi a privarlo delle capacità motorie, “il capo” – soprannome con cui è conosciuto il Presidente – non intende in alcun modo rinunciare al comando. Inoltre, per il momento non esiste nessuna figura politica carismatica in grado di succedergli.
L’ex colonnello, appassionato di agricoltura, è accusato di gestire il potere con metodi autoritari, del tutto simili a quelli usati dal suo predecessore. In Guinea (Cfr. Guinea: un Paese in attesa), c’è chi sostiene con convinzione che bisognerà attendere la morte del “grande vecchio”, per poter registrare un cambio alla guida del Paese.
Al “licenziamento” del Premier Diallo (Cfr. Guinea: governo senza testa), è seguita una riforma nell’organizzazione istituzionale guineana, con la cancellazione della figura del Primo ministro, e la creazione di sei ministeri di Stato, che vede nel responsabile degli Affari Presidenziali una sorta di coordinatore. A capo del ministero chiave è stato posto il fedele Fode Bangoura – braccio destro del Presidente – che in passato ha rivestito il ruolo di Segretario generale della presidenza.
Secondo gli analisti, questo intervento del Presidente, sarebbe da intendersi come un “disperato” tentativo di restare in sella, evitando forme di personalizzazione del potere che possano, in qualche modo, offuscare la sua figura. Il riformista Diallo non sempre, infatti, si era trovato in sintonia con il Presidente, che aveva più volte manifestato la propria insofferenza per l’eccessiva autonomia del Primo Ministro. Secondo alcuni commentatori, sarebbe da interpretare come l’ultimo colpo di coda di Conté, destinato a non arrivare al confronto elettorale del 2010 per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute oppure per la destituzione da parte dell’opposizione.



Il pericolo di un colpo di Stato: la complicità della malattia di Conté
In realtà, il problema dei salari nasconde un malumore crescente e sempre più corposo verso la leadership guineana, che si estende anche tra le fila dell’Esercito, al cui interno si registrano voci in profondo dissenso con la politica del Presidente Conté, più interessato al suo personale destino politico, che al futuro della Guinea Conacry.
Per allontanare il pericolo di una “defenestrazione”, il Presidente guineano si è circondato di uomini di fiducia, che ha posto ai vertici del potere, con la speranza di scongiurare ogni possibile trama nei suoi confronti. Più che il palazzo, potrebbe essere l’Esercito – da cui Conté proviene – a tentare di ribellarsi contro una gestione del potere fortemente accentrata, che lascia pochi spiragli per la democrazia. Alcune frange dell’Esercito regolare, fiduciose del sostegno della popolazione civile, duramente critica con la gestione “assolutista” del Presidente guineano, potrebbero organizzare una presa bellica del potere, mettendo in ginocchio il regime “costituzionale” studiato da Conté, per assicurarsi continuità sulla scena politica.
L’ultimo attentato nei confronti del Presidente, il 19 marzo scorso, quando uomini in divisa hanno sparato contro il corteo presidenziale, mentre transitava in un quartiere di Conacry. Al momento, la situazione sembra favorire il rischio di colpi di Stato, perché negli ultimi mesi si sarebbero aggravate le condizioni di salute di Lansana Conté, spesso costretto a ricorrere a delicate cure all’estero. L’ultimo viaggio della speranza di cui si abbia notizia, risale al mese di marzo di quest’anno, quando il Presidente è stato ricoverato in una clinica svizzera per essere sottoposto ad un protocollo di cura piuttosto articolato contro la leucemia responsabile, insieme al diabete, delle sue precarie condizioni di salute.
In realtà, Conté si è dimostrato ancora una volta un abile giocatore in grado di stupire: con la tecnica del rimpasto di governo, ha “eliminato” uno dei suoi nemici più temibili, l’ex Primo Ministro Diallo, dimostrando di mantenere ancora salde le redini del potere. Ma per gli analisti, si tratterebbe dell’ultimo atto di una lenta agonia politica.



La crisi economica e l’ondata di scioperi
Nei mesi scorsi i Guineani, più volte, hanno incrociato le braccia per protestare contro il basso livello dei salari. Le strade della capitale Conacry sono state invase da migliaia di lavoratori, durante le varie giornate di sciopero generale proclamate dalle diverse sigle sindacali, per rivendicare salari più dignitosi che consentano un adeguato livello di vita. L’intero Paese ha vissuto giornate di emergenza, che hanno paralizzato ogni settore produttivo, da quello manifatturiero al commercio e al mercato finanziario.
La tensione tra le diverse forze sociali ha toccato livelli di allarme, come testimonia la denuncia di Ibrahima Fofana, segretario generale dell’USTG (Union Syndicale des Travailleurs de Guinée), una delle due rappresentanze sindacali del Paese; lo scorso maggio sarebbe stato vittima di un tentativo di attentato contro la sua persona, per mano di un agente della DST (Direction de la Surveillance du Territoire).
Dopo un vero e proprio braccio di ferro tra il governo e i sindacati, è stata raggiunta un’intesa tra il Ministro dell’interno, i rappresentanti dei datori di lavoro e le due forze sindacali, la CNTG (Confédération Nationale des Travailleurs Guinéens) e l’USTG. L’accordo, siglato a metà del giugno di quest’anno, prevede degli aumenti salariali nonché un allineamento al ribasso del prezzo del carburante.
La tregua ha consentito di “smilitarizzare” la città di Conacry e i diversi centri abitati, dove si sono registrati numerosi scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine. Secondo i dati ufficiali diffusi dal governo, i morti sarebbero undici, mentre le autorità sanitarie hanno denunciato la morte di diciotto persone e il ferimento di oltre ottanta, solo nella provincia di Conacry, come riportato dall’AFP (Agence France-Presse).



L’aiuto economico statunitense e gli interessi energetici
In un momento delicato per il futuro dello Stato africano, l’amministrazione Bush ha voluto lanciare un segnale di fiducia verso il Presidente Conté, stanziando un aiuto finanziario di 17 milioni di dollari per una serie di progetti in favore dello sviluppo democrazia e del buon governo.
L’obiettivo principale è di ridurre la povertà in alcune delle aree più arretrate della Guinea, attraverso la diffusione dei diritti della donna, l’importanza del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, nonché il rafforzamento del ruolo dei sindacati nella società civile.
Finanziatore dei progetti l’USAID (United States Agency for International Development), l’agenzia americana per lo sviluppo.
Il piano è stato presentato dall’Ambasciatore statunitense in Guinea Jackson Mc Donald, nel corso di una cerimonia ufficiale presso la cancelleria americana a Koloma, alla presenza del Ministro per la cooperazione internazionale guineano e di numerosi rappresentanti di ONG (Organizzazioni Non Governative) e altri beneficiari del progetto.
Si tratterebbe di una prima trance, per un ammontare totale di 32 milioni di dollari, che dovrebbe agevolare la Guinea verso un cammino democratico da intraprendere e consolidare nel corso dei prossimi anni. «L’obiettivo – ha dichiarato il rappresentante statunitense Mc Donald – è di rinforzare la società civile guineana, di promuovere e sostenere le riforme anticorruzione, di sostenere la libertà d’espressione e la liberalizzazione del settore audiovisivo».
In cambio dell’aiuto di Washington, Conté ha concesso l’esclusiva alla società texana Hyperdynamics dei diritti off-shore sul petrolio e sul gas naturale guineano; secondo il contenuto dell’accordo, che non è stato ancora ufficializzato, la compagnia petrolifera di Houston esplorerà le fonti energetiche della Guinea, ottenendo, in caso di esito positivo, il diritto allo sfruttamento, dietro il pagamento di royalties al governo di Conacry.
In questo modo, il vecchio Presidente della Guinea ha giocato d’anticipo, rafforzando la sua posizione, grazie all’appoggio degli Stati Uniti, che gli consentono una sorta di “protezione” a livello internazionale. Al momento è ancora Conté l’uomo forte di Conacry; sebbene disabilitato fisicamente, Mangué (“il capo”, in lingua guineana) detiene il pieno controllo del potere e lo ha dimostrato siglando l’accordo finanziario con Washington.



Conclusioni
Il destino della Guinea dipende – come ormai da ventidue anni – dalle scelte del Presidente Lansana Conté che, sebbene gravemente malato, è ancora alla guida del Paese. Nonostante il malcontento della società civile, che è scesa, più volte, in piazza per protestare contro le difficili condizioni economiche e il livello basso dei salari, al momento sembra essersi raggiunta una tregua tra il governo e le rappresentanze sindacali.
La Guinea è attraversata da una profonda crisi economica, fronteggiata con difficoltà dal leader politico, che è però riuscito a siglare un accordo commerciale con gli Stati Uniti, in base al quale il Paese africano riceverà fondi per il proprio sviluppo, in cambio di concessioni per l’estrazione di petrolio e gas naturale off-shore.
Ottenendo la “protezione” dell’amministrazione Bush, Conté ha rafforzato la sua posizione, nel tentativo di restare in sella al potere: se l’opposizione non dovesse essere in grado di proporre candidati alternativi e se il regime non dovesse essere rovesciato da un colpo di Stato, con la presa del potere da parte dell’Esercito (ipotesi non da escludere), il “vecchio Presidente” potrebbe riuscire nell’impresa, concedendosi altri anni di incontrastato regime.



Sciopero generale: si estende la protesta (LM, Fides, 17/01/07)
Si allarga la protesta popolare in Guinea per chiedere le dimissioni del Presidente Lansana Conté. Lo sciopero generale, che da giorni sta paralizzando il Paese, si è esteso al vitale settore minerario. I lavoratori delle compagnie di estrazione della bauxite hanno infatti aderito allo sciopero, impedendo le esportazioni del minerale, dal quale si ricava l'alluminio, di fondamentale importanza per l'industria aerospaziale mondiale. - Lo sciopero generale è stato proclamato una settimana fa per protestare contro l'aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità e dei carburanti e soprattutto per costringere l'anziano e malato Presidente a rassegnare le dimissioni e a nominare un governo di unità nazionale. Lunedì 15 gennaio i leader della protesta hanno inviato al Presidente Conté una lettera con la quale motivano la richiesta di dimissioni anche per permettere al Capo dello Stato di ritirarsi a vita privata “per potersi curare meglio”. Le tensioni dei giorni scorsi sono sfociate in scontri tra i dimostranti e la polizia nella capitale Conakry. Almeno un centinaio di persone sono state arrestate dalle forze dell'ordine che affermano che i manifestanti avrebbero assaltato alcuni negozi e dato fuoco a pneumatici e spazzatura per le strade della capitale. Quello in corso, di durata illimitata, è il terzo sciopero generale in un anno. - Ora che la protesta si è estesa al settore dell'estrazione della bauxite si rischia di alzare ulteriormente la tensione e di coinvolgere anche gli interessi dei gruppi industriali stranieri che controllano la produzione e la commercializzazione dell'alluminio.(…) La Guinea è considerata tra i Paesi più poveri del mondo: almeno il 40 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà, il reddito pro capite è di appena 430 dollari l'anno e l'accesso a acqua e luce non è garantito neanche nella capitale Conakry. (LM, Fides, 17/01/07)



Guinea: Presidente destituisce premier facente funzioni
19 gennaio 2007 alle 23:07 — Fonte: repubblica.it
La situazione resta tesa nella Guinea, alle prese da giorni con le proteste a sfondo politico-sindacale che hanno paralizzato il paese e causato delle vittime.
Oggi altre due persone, uno scolaro e un giovane, sono cadute sotto i colpi della polizia. In giornata il presidente Lansana Conte ha destituito il ministro responsabile degli affari presidenziali, Fode Bangoura, che svolgeva le funzioni di primo ministro dopo l’allontanamento di Dalein Diallo. Il suo posto sarà preso dal ministro per la Pianificazione Eugene Camara. Il provvedimento non è stato accompagnato da alcuna spiegazione, ma è certo che ha che vedere con i gravi incidenti che hanno funestato le proteste indette inizialmente contro la corruzione. Adesso i sindacati e le forze dell’opposizione vogliono la testa del settantaduenne Conte, che non avrebbe più i requisiti fisici per fare il presidente. Conte, in carica dal 1984 quando si impadronì del potere con un golpe incruento, ha il diabete e va soggetto a amnesie. Negli ultimi tempi è stato ricoverato due volte in Svizzera.



GUINEA 20/1/2007 16.53
SOCIETÀ CIVILE ALLA MISNA: “SCIOPERO FINO ALLE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE”

“Continueremo la nostra mobilitazione ad oltranza fino a ottenere la caduta di questo governo che si è dimostrato incapace di gestire la crisi” ha dichiarato alla MISNA Ben Sékou Sylla, presidente del Consiglio nazionale della società civile, organizzazione alleata dei sindacati nazionali - Conferenza nazionale dei lavoratori della Guinea (Cntg) e l’Unione sindacale (Ustg) - promotori di uno sciopero generale oggi al suo undicesimo giorno consecutivo. “La tavola rotonda convocata questa mattina dalle istituzioni per discutere con i sindacati non risolverà nulla - ha continuato Sylla - perché le rivendicazioni iniziali, cioè l’abbassamento dei prezzi, l’aumento dei salari, la fine dell’ingerenza della politica nella giustizia, non sono più all’ordine del giorno. Quello che si chiede ora è l’uscita dalla scena politica del presidente” Lantana Conté. “La stessa questione dell’imprenditore Mamadouh Sylla e del ministro Dodè Soumah è passata in secondo piano” dice l’interlocutore riferendosi alla scarcerazione dei due per ordine del presidente nonostante fossero stati incriminati per malversazione di fondi pubblici e per i quali i sindacati insistevano per il ritorno in prigione. “Abbiamo chiesto la creazione di un governo di largo consenso, e abbiamo ottenuto in cambio il licenziamento del ministro Fodé Bangoura, che non ha nulla a che fare con le nostre richieste. Noi abbiamo anche chiesto al presidente dell’Assemblea Nazionale di chiedere alla Corte Suprema l’autorizzazione a sostituire il presidente per incapacità, ma inutilmente” ha detto Sylla raggiunto telefonicamente dalla MISNA a Conakry nel pieno di una riunione per l’organizzazione di una grande manifestazione nazionale per lunedì prossimo. “Non ci resta che scendere in piazza e vedere che farà l’esercito” che fino ad oggi non è intervenuto nella crisi. Negli ultimi giorni le manifestazioni sono state represse dalla polizia e dalla gendarmeria ma senza la partecipazione delle forze armate. “Una presa di posizione dell’esercito potrebbe essere decisiva ma anche molto pericolosa” ha aggiunto una fonte della MISNA spiegando che il clima è molto teso: “È già preoccupante che la polizia sia ricorsa alle armi contro i dimostranti in un paese dove, nonostante il governo autocratico, ciò accade raramente”. Intanto una nuova vittima - almeno la sesta dall’inizio dello sciopero - e due feriti gravi sono stati segnalati da fonti della MISNA a Bambeto, circa 200 chilometri dalla capitale, dove gli agenti oggi sono intervenuti per disperdere una manifestazione. Il presidente Lantana Conté, 73 anni, al potere dal 1984, è da anni malato di diabete e leucemia, e si teme che la sua morte improvvisa, senza aver concordato una transizione politica, possa lasciare il paese nel caos per la lotta alla successione (vedi anche notizia GUINEA delle 13:26).




Guinea president asks for support


The president of Guinea, Lansana Conte, has urged the country's people and army to support him despite ongoing protests and 12 days of a general strike.
Mr Conte has faced calls to step down from unions over his handling of the economy and because of his poor health.
Several people have been killed by security forces firing on protesters.
Food prices are said to have risen sharply in the capital, Conakry, with shortages of staple foods including rice and bread.
Hundreds of people are said to have been arrested since the strike began.


President accused


Speaking on state radio in the local Sousssou language, Mr Conte insisted his time in office was not yet over.
"Those who want power must wait their turn. It is God who gives power and when he gives it to someone, everyone must stand behind him," he said.
"Guineans must remain united, above all us soldiers, because we must be proud of wearing the uniform, a sign of allegiance to defending the country."
The head of the African Union has asked Mr Conte to begin negotiations with the unions in an effort to restore order to the west African country.
Alpha Oumar Konare wrote a letter on Friday calling for co-operation and dialogue, AFP news agency reported.
Mr Conte seized power in a 1984 coup but has since won three elections. He is in his 70s but suffers from diabetes.
The unions, which are backed by opposition parties, blame the president for the high cost of living.
They also accuse him of personally securing the release from prison of two men, including Guinea's richest man Mamadou Sylla, accused of corruption.
The current general strike is the third in the last year.
Unprecedented Violence Hits Capital And Provinces
January 22, 2007 Conakry

Security forces shot dead at least 20 people on Monday as tens of thousands of Guineans turned out to demonstrate against President Lansana Conte in the biggest nationwide show of discontent in his 23-year rule.
In the capital, Conakry, violent clashes between protestors and the Guinean army were reported in most of the sprawling city's suburbs, with protestors "pouring" into main city streets from as far as 20km outside the city centre, witnesses said. Eleven corpses with gunshot wounds were admitted to one city morgue, and six others to morgues elsewhere, hospital staff told IRIN. Three other people were reported killed in the often violent suburb of Hambaleye.
In the far-eastern town of Kankan, observers estimated that 20,000 people began marching in the morning, but three hours of violence ensued after the army started shooting into the unarmed and largely peaceful crowd. At least three people were critically injured, but casualties could not be confirmed as shooting was still ongoing, residents said.
In Kissidougou, local residents also reported a peaceful demonstration in the morning, which by mid-afternoon had been broken up by the army. Witnesses said soldiers were chasing unarmed protestors through the town streets and shooting into crowds.
Demonstrations and shooting by the army were also reported in the towns of Labe, Pita, and Dabola. The restive southeastern city of Nzerekore, where residents say three people were shot dead and 21 wounded in protests over the weekend, remained calm on Monday.
"These were huge crowds and it wasn't like other days when it was more like gangs. This time it was normal families, women, teenagers, heads of family marching. It was a vast crowd," a resident in Kankan said.
"There were different groups around the city that started marching towards the government buildings," he said. "Then the military came and started shooting randomly. There were bullets going everywhere."
Guinea is now in the 13th day of an "indefinite" strike called by the country's powerful trade unions to protest the rising cost of living, which they say is caused by economic mismanagement and corruption at the highest levels of government.
Leaders of the trade unions behind the strike warned on Monday afternoon that they have "lost control" of the movement.
"The unions cannot control certain movements organised by associations that we do not know about," Boubacar Biro Barry, negotiator for the trade unions, told IRIN.
Several youth members of the Guinean Workers Union (USTG) and the National Confederation of Guinean Workers (CNTG) were arrested on Monday afternoon, and the union headquarters was sacked by an army unit led by President Conte's son, Army Capt. Ousmane Conte, witnesses said.
Union leaders, who were last week threatened by Conte in an acrimonious meeting that failed to end the strike, could not be reached for comment on Monday afternoon, but Barry said talks with the government are "on hold" until the army stops shooting protestors.
The unions have accused septuagenarian President Conte, a former army colonel who seized power in a coup in 1984, of being too ill to manage the country, and called on him to retire his government and hand over all his powers to a new prime minister.
Conte has refused to relinquish his powers, but has resigned the country's current prime minister and offered some concessions to the strike-leaders.
On Friday, West African heads of state at a meeting of the regional ECOWAS grouping called for calm, and proposed sending a high-level delegation to Conakry to meet President Conte.
[ This report does not necessarily reflect the views of the United Nations ]

GUINEA 23/1/2007 12.03
CONKRY: RILASCIATI SINDACALISTI, SEGNALATA PRESENZA TRUPPE STRANIERE

Sono stati liberati ieri sera, poche ore dopo l’arresto, i quattro capi sindacalisti presi in consegna dalle guardie presidenziali a Conakry: lo riferiscono fonti del sindacato. I quattro, tra cui la signora Rabitatou Sérah Diallo, segretario generale della Conferenza nazionale dei lavoratori della Guinea (Cntg), e Inbrahima Fofana, segretario generale dell’Unione sindacale (Ustg), sono stati rilasciati e portati nella residenza del presidente Lansana Conté nel campo militare di Samory, nella capitale, dove - ha riferito Diallo - il capo dello Stato “ha copiosamente insultato” il capo dello stato maggiore dell’esercito, il ministro della sicurezza e il direttore della polizia, per aver arrestato i sindacalisti senza un suo ordine. L’arresto dei sindacalisti sarebbe stata un’iniziativa personale del figlio di Conté, Ousmane, messosi alla testa dei ‘berretti rossi’ (guardia presidenziale), che ieri hanno fatto irruzione nella sede della 'Bourse du travail' arrestando una cinquantina di sindacalisti e attivisti, anch’essi tutti liberati oggi, ha aggiunto Diallo. Sarebbero almeno 23 i manifestanti uccisi ieri in scontri con la polizia in Guinea, di cui 17 a Conakry dove si è svolta la più grande manifestazione popolare di protesta contro il presidente Conté dalla sua presa del potere nel 1984. Ma le stime potrebbero essere inferiori alla realtà: un testimone oculare ha riferito oggi alla MISNA di aver visto 20 corpi senza vita solo nell’obitorio dell’ospedale di Dinka, il più grande della capitale. Ieri le ultime informazioni ufficiali riferivano di 10 morti trasportati nel medesimo nosocomio e 7 nell’altro ospedale della capitale, Ignace Deen. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si è rivolto in un comunicato al presidente Conté chiedendo l’avvio di un’inchiesta sulle uccisioni dei manifestanti per assicurare i colpevoli alla giustizia, inclusi i membri delle forze di sicurezza. Intanto desta preoccupazione la notizia, confermata dalla rete informativa dell’Onu, 'IrinNews', dello sconfinamento in Guinea di 120 soldati delle ‘truppe scelte’ dell’esercito della vicina Guinea Bissau, nazione guidata dal presidente Bernardo ‘Nino’ Vieira (ex ‘uomo forte’ deposto nel 1998 e rieletto presidente lo scorso anno), in buoni rapporti con Conté. Secondo 'IrinNews', che cita fonti militari dell’ex colonia portoghese, le forze speciali di stanza a Gabu hanno superato il confine a Buruntuma, per andare in sostegno della guardia presidenziale di Conté. Un attivista della società civile guineana nel raccontare alla MISNA l’irruzione dei ‘berretti rossi’ alla sede della Borsa di ieri, riferisce di aver sentito parlare alcuni di loro “in una lingua strana che non era francese né inglese né una lingua locale”.[BF]


GUINEA 23/1/2007 19.02
CONAKRY: CAPI RELIGIOSI INCONTRANO SINDACATI, NUOVE VITTIME IN SCONTRI
“Oggi abbiamo ricevuto la visita di una delegazione del Consiglio cristiano guineano e in particolare dell’arcivescovo di Conakry Vincent Coulibaly per la Chiesa cattolica e del reverendo Alber Gomez per la Chiesa protestante” lo ha riferito alla MISNA Sy Savané, dirigente sindacale, contattato presso la ‘Borsa del lavoro’ (Bourse du Travail, sede degli uffici delle principali organizzazioni dei lavoratori) nella capitale. “Gli abbiamo fatto visitare i locali, che ieri sono stati saccheggiati completamente dalla guardia presidenziale, e abbiamo mostrato loro i feriti. Abbiamo chiesto un impegno più energico della Chiesa durante questa crisi” che oggi ha provocato nuove vittime. La stampa locale segnala infatti l’uccisione di due civili da parte dei “berretti rossi”, le guardie presidenziali, uno a Enta e uno a Bambeto, due quartieri di Conakry. La repressione dell’imponente manifestazione di ieri, condannata dall’Onu, dall’Unione africana e dall’Unione europea, aveva già provocato almeno 30 morti e 150 feriti, anche se secondo altre fonti il bilancio delle vittime potrebbe aggirarsi già intorno alle 40 persone. Sinora non è stata trovata nessuna soluzione e la situazione sembra paralizzata: i leader dei sindacati e della società civile, sostenuti dalla maggioranza della popolazione, vogliono che il presidente Lansana Conté lasci il potere che detiene da 24 anni. Il capo di stato, anziano e malato, non sembra però intenzionato a rassegnare le dimissioni e continua a mobilitare le forze dell’ordine contro i contestatori. “Abbiamo ricevuto anche la visita dell’ambasciatore tedesco e un messaggio della Première dame, la moglie del presidente. Non chiudiamo le porte al dialogo” dice infine alla MISNA il dirigente sindacale al termine di questa nuova giornata di sciopero generale iniziato il 10 gennaio scorso. (vedi notizie su GUINEA delle 12.03, 14.07, 15.56)[RC]


GUINEA 25/1/2007 12.02
SCIOPERO GENERALE : PRESIDENTE CONTÉ ACCETTA NOMINA PRIMO MINISTRO

Il presidente Lansana Conté si è detto disposto ad accettare la nomina di un primo ministro di largo consenso per mettere fine alla crisi politico-sociale nel paese africano, che da oltre due settimane è in sciopero generale. La notizia, riportata dalla stampa locale, è stata confermata alla MISNA da una fonte sindacale contattata a Conakry. La nuova apertura del capo dello Stato alle richieste delle organizzazioni sindacali è giunta ieri sera nel corso di trattative con le parti sociali presso la sede dell’Assemblea nazionale, in presenza anche dei rappresentanti religiosi islamici e cristiani. Una commissione ‘ad hoc’ si è messa all’opera questa mattina per redigere un documento che precisi il mandato e i poteri del futuro capo dell’esecutivo. Le grandi manifestazioni che hanno accompagnato lo sciopero generale proclamato dalla maggiori organizzazioni sindacali guineane sono state spesso represse con la violenza dalle forze dell’ordine con la morte di una quartina di persone e il ferimento di alcune centinaia. Ieri l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Louise Arbour, ha chiesto l’apertura di un’inchiesta indipendente per portare davanti alla giustizia i responsabili delle uccisioni. [BF]

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