Le operazioni dell’esercito ugandese contro i ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) sono riprese: lo scrive oggi il quotidiano filo-governativo ugandese, The Monitor, precisando che la decisione è stata presa dopo che gli osservatori locali e internazionali hanno verificato l’assenza dei ribelli dal campo di Owiny-Kibul, le due strutture create in Sud Sudan in cui, secondo gli accordi firmati nei negoziati in corso col governo, gli uomini del Lra si sarebbero dovuti raccogliere. Citato dal quotidiano, il portavoce dell’esercito, Felix Kulayigye, ha fatto sapere che i militari hanno chiuso i ‘corridoi protetti’ creati nelle scorse settimane per consentire ai ribelli presenti nel nord Uganda di raggiungere in sicurezza i campi assegnati. Fonti militari confermano che l’ordine di massima allerta è stato comunicato a tutti i comandanti dislocati nelle regioni settentrionali e orientali ugandesi. “Hanno abusato dell’accordo di cessazione delle ostilità (i ribelli, ndr) e allora, dal momento che non sappiamo dove sono e quali siano le loro intenzioni, siamo costretti a tornare alla guerra” ha detto Kulayigye, sottolineando comunque che il processo di pace in corso a Juba, capitale dell’autorità autonoma del Sud Sudan, prosegue. “Il nostro dovere è quello di proteggere la popolazione ed è quello che faremo” ha detto il militare. Solo qualche giorno fa altri esponenti dell’esercito ugandese avevano affermato che quasi tutti i ribelli del Lra presenti in nord Uganda si erano ormai trasferiti in Sud Sudan. Fonti diplomatiche occidentali contattate dalla MISNA a Kampala, ritengono che le dichiarazioni delle ultime ore dell’esercito servano soprattutto a fare pressioni sui negoziatori del Lra, per dare una svolta ai colloqui.
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“Non vogliamo la guerra, vogliamo il dialogo”: lo ha detto Vincent Otti, numero due dei ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) commentando le dichiarazioni fatte nelle ultime ore dall’esercito ugandese. Otti ha però aggiunto che i ribelli del Lra si difenderanno se verranno attaccati dall’esercito ugandese. “Se i nostri uomini e i soldati si dovessero incontrare combatteranno, ma d’altronde è quello che l’esercito ugandese vuole” ha detto Otti raggiunto telefonicamente dall’agenzia Reuters nei pressi del confine tra Sud Sudan e Repubblica democratica del Congo. Nonostante le dichiarazioni bellicose delle ultime ore, però, i colloqui in corso a Juba (Sud Sudan) tra la delegazione dei ribelli e quella del governo stanno proseguendo regolarmente. Le parti dovrebbero riprendere oggi al Raha Hotel di Juba i colloqui diretti per arrivare alla stesura finale del documento relativo al “punto 2 dell’agenda” dei negoziati, fanno sapere fonti della mediazione, spiegando che si tratta del passaggio relativo alle “soluzioni generali dei motivi che hanno portato alla guerra”. Tra questi figurano la partecipazione politica e nelle istituzioni, sviluppo sociale ed economico e il rientro nei propri villaggi degli sfollati interni del nord.
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